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GIUSEPPE DEBIASI COPYRIGHT 2017. TUTTI I DIRITTI RISERVATI.

Testo critico

«Sono sulla tela i fiori di Giuseppe Debiasi: con il loro fascinoso carico di colore. Ma sono talmente forti nel trionfo dei colori, che sembrano quasi pronti a lasciarle quelle tele. Sono fiori pronti per davvero per essere messi all'occhiello di chi oggi li ammira. Sono fiori che sembrano invitarci ai luoghi dove i fiori ci sono, da sempre. Sta qui la forza di Giuseppe Debiasi.
La sua capacità di dipingere la materia e di invitarci a frequentarla tutti i giorni, quella materia. È dunque un'emozione profonda quella che i fiori di Debiasi ci comunicano. E il gesto di ammirare i quadri diventa tutt'uno con la voglia di andare a cercarli, ad ammirarli, a viverli. È questa la magia dell'arte: la capacità di farci transitare dai prati in fiore dentro un quadro fino ai prati in fiore che sembrano quadri. Grazie a Giuseppe Debiasi, che in questi viaggi ci accompagna con amore vero. Fatto di fiori, colori, sensazioni. Omaggio alla natura, senza trucchi.»

2004, Iva Berasi per 'Fiori all'occhiello'.



«È curioso sapere come da un evento si possa scoprire una miriade di realtà fino a quel momento sconosciute, più o meno distanti, ma che ti coinvolgono decisamente come se da sempre ne avessi fatto parte. Mi è successo con 'Fiori all'occhiello'. Un evento culturale concepito per trascorrere una giornata insieme al pubblico nell'azienda di famiglia, l'azienda agricola Monfalletto, a La Morra, tra vino, fiori e natura. Tra le varie conoscenze ne includo una alquanto singolare. La coincidenza ha voluto che una magnifica collezione d'arte come quella di Giuseppe Debiasi recasse lo stesso titolo del nostro evento e lo stesso concetto creativo e interpretativo. I fiori, con le loro mille nuance di colori, di profumi e di fragranze sintetizzano l'animo della natura e Giuseppe Debiasi ha saputo coglierne il significato in modo originale riuscendo a donare alle proprie opere un'interpretazione personale unica e chiara. Nient'altro quello che abbiamo cercato di diffondere anche noi con l'abbinamento fiori-vino.»

2004, Alberto Cordero di Montezemolo per 'Fiori all'occhiello'.



«Il paradosso del fiore, oggetto seduttore per eccellenza nella sua funzione naturale, portatore di messaggi chimici, olfattivi, cromatici, che l’evoluzione ha diversamente somministrato all’una o all’altra specie per massimizzarne la funzione riproduttiva. E poi l’adozione da parte dell’umanità, fin dalle remote preistorie, anch’esse inopinatamente attratta da queste trappole della seduzione per altre specie destinata.
Il fiore come portatore di messaggio, un vero semioforo che pervasivamente è diventato simbolo delle varie occasioni dell’umana avventura. Per questi motivi il fiore, nella sua traduzione in soggetto artistico, è sempre stato fonte di metafore, di allusioni che rielaborano e assommano, segno su segno, tratti di semiologie provenienti dalle più diverse forme.
Non esiste storia naturale del fiore che non risenta, in qualche modo, del suo essere oltre l’oggetto naturale. Nel nome scientifico, che riflette l’impatto simbolico operato sul classificatore, nel retaggio della sua farmacopea, nel suo nome-colore poi paradigma di altri, prodotti. La sua allusività della forma, per via delle simmetrie nascoste nella deposizione dei petali. Geometrie criptiche che avvicinano fiori e cristalli. Credo che il linguaggio e l’arte viaggino assieme, anzi credo che l’origine paleolitica dell’uno e dell’altra segnino l’ingresso dell’immaginifico e del trascendente nel qualificare e distinguere la capacità cognitiva di Homo sapiens dalle forme arcaiche precedenti. E così oggi. L’arte che è per eccellenza portatrice di storie, narrazioni, del detto e dell’esegesi, del non detto, palestra e officina di creatività innovatrice. Questo è il senso di queste opere che intenderei porre all’attenzione dell’osservatore-interprete-lettore.
Il rovesciamento semantico sul tema del fiore, trasformato in soggetto importante, pervasivo, forse eminentemente virile, a partire da un oggetto per definizione tenue, transitorio, effimero, forme eminentemente femminile. Il linguaggio fioreale di Debiasi sta lì a dimostrare questo incrocio tra simboli e credenze nel farsi di una materia su tela che espande il soggetto in violente tradizioni. Dichiarazioni perentorie per via del loro segno forte. La negazione dell’idea soft della florealità, un trascendere oltre allo stereotipo.
Il fiore al centro dell’intenzione interpretativa, non blanda decorazione. Nulla a che vedere con la maniera. Nel gioco delle allusioni e dei simboli resta una forte attenzione al gusto del colore e delle sue complementarità, al trascendere le categorie della speculazione per colpire dritto sulla nostra percezione del bello.»

2004, Michele Lanzinger, direttore del Museo Tridentino di Scienze Naturali per 'Fiori all'occhiello'.